giovedì 14 agosto 2014

PER FAVORE FUCILATEMI

Ronnie Lee Gardner è stato fucilato come aveva chiesto, quasi implorante: “Signor giudice, per favore, fucilatemi”. Quattro colpi veri, e uno a salve come detersivo per lavare una coscienza con qualche rimorso. È difficile capire perché un uomo implora questo finale, e un Paese come l’America continui a comminarla. La pena di morte da il voltastomaco e la pietà è finita nel cassonetto dell’immondizia. È successo qualche giorno fa in America, giugno 2010. Al Gore fu quasi presidente, vuole migliorare il mondo, si carica sulle spalle diversi problemi, vince il Nobel. Viene in Italia e i giornalisti mettono troppo miele nelle loro domande. Guai a graffiare le sacre orecchie, tanto lui, di questo problema, se ne frega. La pena di morte resiste in 51 Paesi nelle forme più brutali. Pagano sempre i poveri, quelli di colore, i disgraziati gli emarginati, gli Ultimi. In quelle carceri gli si dice che si un pezzo di merda, un figlio di puttana, un numero che deve essere cancellato. Il carcere come università del crimine. Altro che uomo fatto a immagine e somiglianza di Dio. Il giudice Thayer sapeva che Sacco e Vanzetti erano innocenti ma li mandò sulla sedia elettrica. Per la loro riabilitazione ci vollero quasi 60 anni. E per gli altri innocenti finiti allo stesso modo? Per capire l’America abbiamo letto e sofferto La Capanna Dello Zio Tom, ringraziato lo zio Sam, incantati davanti a Via Col Vento. Grazie America, ci hai salvati da Hitler, dalla fame e da Stalin. Ma è passato tanto tempo e parecchie cose sono cambiate. Ci hai anche accusato di averti dato Al Capone e la mafia, ma ci abbiamo aggiunto Meucci, Fermi, Fiorello La Guardia e tanti altri che ci appagano e riscattano. Abbiamo capito che collezioni primati, ma nel film dell’orrore che resta la pena di morte sei rimasta spietata e parecchio indietro nel tempo. L’estate ci porterà le raccomandazioni dei famosi di turno: non abbandonate i cani, curate il gatto, non buttate gli animali domestici sull’autostrada. È bello ma tutto per gli animali. E per l’uomo che aspetta il boia silenzio di tomba. A urlare contro queste nefandezze sono rimaste alcune associazioni che si sgolano e continueranno a farlo indipendentemente dai risultati. Abbiamo sperato nel primo Presidente di colore dai troppi sorrisi e parecchie speranze deluse. Il problema non lo sfiora, ma non fu così per i suoi avi. Noi italiani cosi piccoli abbiamo esportato nel mondo il “ciao”, tu America così grande hai regalato a tutti “okay”, due paroline che sono l’inizio di un dialogo, una nuova amicizia, tante belle prospettive. È servito? È difficile per noi capire quel condannato a morte che chiese l’ultima sigaretta e l’obeso di turno gli rifiutò perché il fumo danneggia i polmoni. Pochi minuti dopo finì nella camera a gas. Provate a capire perché noi, così piccoli, osiamo impartire lezioni urlando basta! Perché noi, così piccoli, siamo stati i primi al mondo a cancellare questa nefandezza. Era il 30 novembre 1786, e un certo Leopoldo II di Toscana disse basta. Ciao America, anche stavolta nell’Anno del signore 2012 è tutto okay. (Remo Torti) Pubblicato su un quotidiano locale.

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