giovedì 14 agosto 2014
GIUSTIZIA E' FATTA
E’ la lugubre frase che, in qualche circostanza, pronuncia il boia di turno. Della pena di morte se ne parla a fasi alterne, ci si indigna, si firmano petizioni, si segue l’ultima trasmissione televisiva sull’argomento. Succede quando il condannato riesce a farsi sentire. Qualche giorno dopo è tutto finito, tutto dimenticato. Ne riparleremo tra qualche anno. Questa pratica orripilante resiste in 74 Paesi, più 9 che la applicano in circostanze eccezionali. Se questi dati producono un brivido lungo la schiena la conclusione dà il voltastomaco.
Perché questa vergogna mondiale resiste contro ogni manifestazione popolare e rifiuta pure gli interventi ai massimi livelli? Perché sta scritta nei codici, dicono. E’ vero. Ma le leggi dei codici le scrivono uomini che sovente sono peggiori di quelli che devono leggerle. Perché la maggioranza della popolazione questa pena la vuole, aggiungono i sondaggi. Quanti sbagli si sono commessi in nome dei sondaggi? Per i voti alle prossime elezioni. Anche questo è vero. In certi Paesi trionfano i forcaioli. Per gli altri la sconfitta politica è certa. Perché in certi Paesi la Polizia vuole sempre un colpevole. Quando non c’è va bene anche l’innocente. Così vanno le cose. Che i nostri Sacco e Vanzetti erano innocenti lo sapevano tutti, compreso il giudice Webster Thayer che li condannò alla sedia elettrica.
E’ ancora di moda Cesare Beccarla? Oltre due secoli fa scrisse: “Ne commettono uno esse medesime, e per allontanare i cittadini dall’assassinio ne ordinano uno pubblico.” E’ dimostrato che questa pratica mostruosa non risolve il problema. Molti sostengono che lo aggrava. All’errore commesso, e sono molti, non c’è rimedio. La vita appartiene al Padreterno, quindi sia Lui a decidere quando darla o toglierla. Disse Malraux: ho imparato che una vita vale nulla e che nulla vale una vita. Aveva ragione. Breve considerazione: a finire nelle grinfie del boia sono sempre gli Ultimi. I ricchi, i famosi, i potenti l’hanno sempre scampata. E’ giustizia questa?
Tra i tanti episodi legati all’ultimo momento del condannato ne cito uno. Si chiamava Robert West, aveva 36 anni e prima di essere giustiziato chiese qualche sigaretta. Gli furono rifiutate perché nelle prigioni del Texas è vietato fumare. L’America salutista gli ricordò che il fumo uccide. Cose da pazzi.
Per tre anni sono stato in contatto con Scotty Lee Moore, condannato a morte in Oklahoma. Per tre anni ho vissuto le sue pene, letto i suoi tormenti, condiviso e sofferto un dolore infinito. L’invisibile filo di Internet avvolse il mondo alla ricerca di consensi per salvarlo. Tutto inutile. Quante volte lo hanno ucciso l’amico Scotty? Disgraziato colui che conosce il giorno e l’ora, sta scritto. Quando arrivarono il giorno e l’ora Scotty Lee Moore, morto che cammina, avanzò con le proprie gambe verso l’ultimo diaframma che porta a Dio. Tra qualche minuto, disse, sarà finalmente tutto finito. Sognò le sue ceneri sparse nel mare italiano. Fu accontentato.
I forcaioli degli 83 Paesi che decidono come e quando uccidere sono e restano dei perdenti. Il mondo, la storia e la forza del bene li spazzeranno via. Aumenteranno i volontari di Amnesty International, quelli di Nessuno Tocchi Caino, quelli della Comunità di Sant’Egidio e molte altre meno note. Perché è giusto così e così dev’essere. La civiltà avrà veramente inizio quando il potere dell’amore sostituirà l’amore del potere.
(Remo Torti)
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