Dorno,
gennaio 2009
Spett.
Redazione della Provincia Pavese,
invio
un pezzo per LA VOCE DEI
LETTORI
Si dice che il tempo è giudice imparziale e,
alla fine, rende giustizia. Ora la sta rendendo a Giacomo Gorrini, nato a
Molino dei Torti in provincia di Alessandria nel 1859, e morto a Roma nel 1950.
Questo signore fece tante belle cose ma il suo capolavoro fu salvare 50.000
armeni già ammassati nei convogli e diretti al massacro. A scanso di equivoci
ripeto la cifra: 50.000. I suoi titoli, i suoi incarichi, le sue onorificenze
richiederebbero troppo spazio quindi sintetizzo. Giacomo Gorrini conseguì due
lauree, frequentò corsi di perfezionamento a Berlino e Firenze, fu membro della
Société d’Histoire Diplomatique di Parigi,
membro del Filologicos Syllogos
Partenassos di Atene, libero docente a Firenze, membro del consiglio
direttivo della Società Geografica
Italiana. Ma questa è solo una parte. E’ considerato il fondatore
dell’Archivio Diplomatico del ministero degli Affari Esteri italiano, collaborò
al Corriere Diplomatico e Consolare,
scrisse una ventina di libri stampati da editori torinesi. Dal 1911 al 1915 fu
console generale d’Italia a Trebisonda. Nel 1915 l’entrata in guerra
dell’Italia contro la Turchia
lo costrinse a una precipitosa e avventurosa fuga sul Mar Nero. Fu tra i primi
a diffondere le notizie sul genocidio degli armeni, le loro inutili
implorazioni, il loro strazio, le atrocità che subirono. Non riferì per sentito
dire; un lembo di quella tragedia, con vittime e carnefici, passò sotto le sue
finestre: fu testimone oculare. Il 25 agosto 1915 rilasciò al quotidiano Il Messaggero un’intervista intitolata:
“Orrendi episodi di ferocia musulmana
contro gli armeni.” Il 14 novembre 1918 presentò un “Memoriale” che avviò le discussioni di Sevrés, Ginevra, Losanna. Le
notizie sul genocidio (si parla di 1.450.000 vittime) e su Gorrini sono
reperibili su internet e confermate nel libro del console armeno in Italia
Pietro Kuciukian “Voci Nel Deserto”
da pagina 78 a
pagina 101. Sintetizzare l’opera di
Giacomo Gorrini in una lettera alla Provincia
Pavese è impossibile. Ciò che egli
ha fatto lo diciamo ora noi italiani, ma lo dicono meglio, e lo confermano, loro:
gli armeni. Il suo capolavoro fu l’opera di un uomo astuto come una volpe e
rapido come la folgore. Informò l’Ambasciatore degli Stati Uniti e il Delegato
Apostolico a Costantinopoli. Fece in modo che sfiorassero la rottura
diplomatica se le autorità turche non rilasciavano i 50.000 armeni già
ammassati nei convogli e diretti al massacro. Alla fine furono tutti liberati. Eppure
per oltre cinquant’anni un crostone d’oblio lo aveva quasi cancellato. Oscar
Schindler salvò 1.100 ebrei, gli hanno dedicato un film di successo, ha vinto
sette oscar e fatto il giro del mondo. Giorgio Perlasca salvò 5.000/6.000 ebrei
ungheresi, la televisione gli ha dedicato uno sceneggiato in due puntate e lo
ha fatto conoscere in mezzo mondo. Se i numeri hanno ancora un senso cosa
merita l’uomo che salvò 50.000 esseri umani pronti per il massacro?
Nell’ottobre 2007 vidi per la prima volta la sua tomba nel cimitero di Voghera.
Era in condizioni pietose, in un sotterraneo buio, sporca e in stato di
abbandono. Si dice che siamo un Popolo senza memoria e forse è vero, ma c’è
sempre qualcuno che non dimentica. E questa volta, e per questo uomo, il tempo gli sta rendendo giustizia. A
Erevan, sulla Collina delle Rondini gli armeni, riconoscenti, hanno costruito
il Monumento al Genocidio e il suo nome compare tra i Giusti. Quel monumento
conserva pugni della sua terra, della nostra terra. Voghera si è mossa; ha
sistemato la tomba, lo ha ricordato pubblicamente in alcune occasioni, lo farà
ancora. Finalmente il ricordo ha rotto l’oblio, l’amore ha vinto
l’indifferenza, il tempo rende giustizia. A Voghera c’è ancora quella che fu la
sua casa e alcune persone che, giovanissime, lo conobbero. Molino dei Torti,
entro la fine del 2009, ricorderà Giacomo Gorrini come meritano di essere
ricordati i grandi uomini: con un monumento. Perché non vogliamo che egli sia
morto per sempre.
(Remo Torti, Dorno, Pv)
Grazie per l’ospitalità che il Loro giornale
mi vorrà concedere.
Recapiti:
Remo
Torti
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Pellizza da Volpedo 24
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